Aspettando la Dea. Manzi: "Curiosità per Palladino. Vorrei la Coppa Italia"

“Atalanta. Una vita da Dea”. L’epopea, culminata con la conquista dell’Europa League, è diventata un docufilm da grandi numeri. Un lavoro di gruppo (Oki Doki Film, Officina della Comunicazione e Atalanta B.C. ndr), con la forza del collettivo a fare da propulsore e Beppe Manzi ad orchestrare.
Il regista della produzione, che portato oltre 40mila persone in oltre 100 sale cinematografiche in tutta Italia e che ora è disponibile anche in DVD e Blu Ray – oltre che sulle principali piattaforme digitali – presso gli Atalanta Store, si sofferma sul momento della Dea. Per lui, quella con il Napoli (domani alle 20.45 al “Maradona”), è una sfida ancor più speciale. Per questioni di dna.

CURIOSITA’ PER PALLADINO – “La curiosità è tantissima perché quando si apre nuovo si vuole vedere l’impronta. Il nuovo allenatore è appena arrivato, ha avuto pochi giorni a disposizione e con un organico più che dimezzato perciò adesso più che la sua mano si dovrà notare la testa dei giocatori. Il tecnico è deresponsabilizzato, soprattutto a Napoli tocca a chi scende in campo sebbene, dopo la pausa, la situazione non sarà delle più agevoli”.

FANTASMA GASP? NO – “Il primo confronto non è più con Gasperini, ma con Juric. E questo può essere un primo aspetto positivo perché il possibile paragone qualcuno lo farà inizialmente con i tre mesi del suo predecessore piuttosto che con i nove anni dell’allenatore della Roma. Poi, essendo un suo “figlioccio”, normale che verrà spontaneo. Però più avanti”.

A NAPOLI SFIDA DA “TRIPLA” – “Se l’Atalanta non sta vivendo una fase esaltante, il Napoli non sta meglio. A prescindere dalla classifica, bisogna capire come l’ambiente sta fronteggiando le turbolenze e come avrà assorbito la sconfitta di Bologna. La Dea, lo scorso anno, ha inflitto a Conte la sua sconfitta interna più pesante, con uno 0-3 che però si giocava ad altre latitudini. Con una squadra nerazzurra lanciata che si concedeva il lusso di impiegare Retegui a partita in corso e con i campioni d’Italia in carica già in flessione. Quel ricordo, come la mitica doppietta di Caldara, resta dolcissimo ma dev’essere lasciato da parte. Stavolta, visti i rispettivi momenti, può accadere di tutto”.

AMARO JURIC – “Esonerare un allenatore è sempre una decisione sofferta. Se penso a “Una vita da Dea” si parte proprio dal momento più complesso del primo Gasperini, che poi sceglie di lanciare tanti giovani contro il Napoli, vince 1-0 grazie a Petagna e lì cambia la storia. All’epoca è stata brava la società a non sconfessare la scelta iniziale, stavolta evidentemente non era più solo un discorso di campo. Anche perché l’Atalanta di oggi si muove sul fronte sportivo e su quello aziendale. Una serie negativa dunque incide su ambo i lati. Anche perché chi parla di ridimensionamento estivo forse non ha ben presente quanto abbia investito il club per rinforzare la rosa. E la posizione attuale non può soddisfare”.

LA PUNTA DELL’ICEBERG – “Il match con il Sassuolo è stato il culmine. Poi però non vanno dimenticati dei secondi tempi più che buoni nei quali si è spesso andati a centimetri dalla vittoria. O i sette punti in Champions League. Per Ivan il macigno era grande e si è ingrossato con il passare delle giornate poi è subentrata una sorta di “ansia da vittoria” e si è consumato lo strappo”.

TEMPO AL TEMPO – “Io ero tra quelli, e lo sono anche attualmente, che aveva letto e legge questa stagione come, da “gestire”, come un nuovo step verso un percorso differente rispetto al passato. Non avrei chiesto o chiederei necessariamente un piazzamento Champions, considererei ottimo anche restare in Europa pur in una delle altre due competizioni. Rimanere comunque nel panorama continentale garantirebbe, a prescindere, una certa continuità e una ripartenza da accogliere di buon grado proprio per tutto ciò che è diventato il mondo Atalanta. Come tifosi credo che serva rimanere sereni, con i piedi per terra. Non farsi prendere eccessivamente dal pessimismo o dall’ottimismo”.

LA SVEGLIA – “Adesso si riprende a giocare ogni tre giorni. Fiducia totale in Palladino anche per capire se e quanto punterà su elementi voluti o trattenuti a Bergamo che abbiamo visto troppo poco, penso in primis a Musah e Brescianini. Confidando che Ederson, nel frattempo, torni sui suoi livelli perché il brasiliano è un elemento essenziale”.

LA COPPA ITALIA – “Tre finali perse restano una ferita. Io punterei di nuovo alla Coppa Italia. Per mettere in bacheca un altro trofeo e per tornare ad un upgrade stile Bologna lo scorso anno. L’onda lunga della vittoria sul Milan si sta notando anche in quest’annata perché ha dato forza e consapevolezza ai felsinei”.

IL DNA – “La sfida con il Napoli per me è sempre particolare. Ho zio e cugini in Francia, tifosi azzurri, che cerco sempre di portare allo stadio quando s’incontrano le nostre squadre. Mio papà Aniello, invece, è della provincia di Avellino, è a Bergamo da quando aveva 30 anni, adesso ne ha 83 e da quasi 50 è abbonato della Dea. Io, come lui, da quando ne avevo 8. Anche perché, come tutte le big, nella loro regione i partenopei sono piuttosto divisivi”.

 

Federico Errante

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