Atalanta, esonerato Juric. Di chi l'errore più...Grosso?

Paga Ivan Juric. Esattamente il 10 novembre 2024 a Roma quando gli era subentrato Claudio Ranieri. Tra il naufragio “Capitale” e l’addio all’Atalanta, quello del Southampton culminato con la retrocessione. L’annus horribilis del tecnico di Spalato ha avuto il suo ultimo atto ufficiale oggi con un comunicato diramato dal club verso le 17 (leggi QUI), ma il suo destino era già parso segnato ieri dopo il pesantissimo 0-3 con il Sassuolo.
Ma più di un Berardi a maramaldeggiare e di un Pinamonti capace di emulare il suo capitano, a lasciare attoniti l’inconsistenza di una squadra mai cosi male negli ultimi dieci anni. Mai uno 0-3 interno nell’era Gasperini, il croato saluta con 2 vittorie in 11 partite di campionato, con 11 gol al passivo, lasciando in 13ma posizione e dopo due sconfitte una più inspiegabile dell’altra. O forse troppo, seppur differenti nella forma. Perché se si pensava che l’edizione vuota di Udine potesse essere riempita dal colpaccio di Marsiglia, ci si sbagliava di … Grosso. Non per nulla, il Sassuolo – guidato dall’eroe del Mondiale 2006 – si è vestito da Atalanta. Punita, in otto giorni, dall’ex Zaniolo (a scardinare la “coperta corta” dell’imbattibilità) e poi dal collettivo di una matricola che ora è da sola in ottava piazza a +3 su de Roon e compagni. Che adesso però devono assumersi, dal primo all’ultimo, tutte le responsabilità del caso. A partire dai vertici che provano a raddrizzare l’annata dopo gli errori di giugno. Prima tra tutti però ci vuole una svolta chiudendo la porta dello spogliatoio e guardandosi negli occhi tra giocatori. L’immagine di Ederson, poi sostituito nell’intervallo, che allarga le braccia quando palla al piede non trovi sbocchi e non riesce neppure a velocizzare la manovra è uno degli emblemi del lunch match di ieri alla New Balance Arena. Ma il brasiliano, lontano parente del padrone del centrocampo applaudito fino allo scorso maggio, è solo un esempio di una bussola da ritrovare. Per non passare dai sogni di gloria a qualche rischio per il quale non si è preparati. Preparati, non “attrezzati”. Perché la rosa è perfino più attrezzata dell’ultima. Perché laddove c’era Retegui, oggi ci sono Krstovic e uno Scamacca in fase di recupero. Laddove c’era Ruggeri oggi c’è Zalewski (volendo pure Bernasconi). Non c’è ancora Kolasinac, ma è stato “scoperto” Ahanor. Sono arrivati anche Kamaldeen e Musah (operazione da 30 milioni tra prestito e riscatto; fin qui 145′ giocati in A con 6 presenze di cui una da titolare), nel mentre Brescianini – tanto prezioso quanto poco appariscente – si gioca bene i (pochi) minuti a disposizione. Non “tiene” più neppure la faccenda Lookman. Piuttosto andrebbe spiegato l’andamento ad una velocità in campionato e ad un’altra in Champions League (7 punti tra Psg, Bruges, Slavia Praga e OM). Alla voce motivazioni degli interpreti? Ora, senza il paravento (?) in panchina, chi andrà in campo avrà ancora meno scuse e la possibilità di far vedere che la tempra dei giorni migliori non è rimasta imbrigliata in mille effimere situazioni o in fantasmi del passato che ora guardano, insieme all’Inter, tutti dall’alto.
Paga Juric, adesso però indietro le maniche e testa bassa. Da bergamaschi. Per non passare da una favola e da una realtà diventata grande ad una confusione tra presunzione e sottovalutazione. E per non dare pericolosamente corpo all’ormai abituale provocazione, con il sorriso sulle labbra, di Antonio Percassi: “L’importante è la salvezza”.

Federico Errante

(photocredits: pagina Facebook Atalanta B.C.)
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