Due anni, tra il 2006 ed il 2008. Ma se si entra in empatia totale con il popolo nerazzurro, si resta impressi per sempre nel cuore della gente. Fernando Damian Tissone, classe 1986, è tornato a Bergamo in occasione dell’anniversario numero 118 dell’Atalanta e per la festa che ha fatto alzare il sipario sulla riproduzione in marmo del trofeo dell’Europa League. Al tavolo con il fratello Cristian, di fronte a lui – insieme a tanti ex compagni – anche il tecnico Stefano Colantuono. Il centrocampista argentino era arrivato alla corte dell’allenatore di Anzio proprio dall’Udinese (nella quale sarebbe tornato nel 2008-2009 ndr) e la stagione successiva il friulano Gigi Delneri ne aveva arretrato il raggio d’azione. Sessantotto presenze e sei reti, tutte di pregevole fattura e spesso “pesanti”. Come quello al Milan, il 23 gennaio 2008, nel recupero a porte chiuse del match interrotto l’11 novembre 2007 per il tombino sulla vetrata della Curva Pisani.
Il doppio ex, che oggi vive a Malaga, si sofferma sulla sfida di sabato (Bluenergy Stadium, ore 15 – diretta Dazn) elogiando il “modus” di due club ai quali esprime sempre profonda gratitudine.
LA FESTA – “Un grandissimo onore essere stato invitato ad un evento legato alla vittoria dell’Europa League, un qualcosa di straordinario che resterà per sempre nella storia. Sono stato accolto benissimo dagli ex compagni, dai dirigenti e da Colantuono. Significa aver lasciato un bel ricordo, come persona ancor prima che come giocatore. Ed è questo ciò che conta. Perché Bergamo, come Udine, è stata una tappa fondamentale per fare il salto di qualità nella mia carriera: ho giocato tantissimo con buone prestazioni. Soprattutto crescere in un gruppo come quello mi ha consentito di ottenere quello che poi ho realizzato”.
UDINESE VUOL DIRE FIDUCIA – “L’Udinese è stata la prima squadra italiana a darmi fiducia, ha creduto in me e mi ha permesso di giocare in un campionato che, in quegli anni, era il migliore del mondo anche grazie ai tanti Palloni d’Oro che vi militavano. Per me è stata una scelta azzeccata anche perché davano e danno anche ora la possibilità ai giovani stranieri di mostrare il proprio valore”.
PASSA LO STRANIERO – “Runjaić è perfetto per la filosofia bianconera. Non si capisce come spesso le squadre con questo orientamento si affidano a tecnici della nazione in cui lavorano. Basilare, con lo straniero, entrare nella sua testa, stabilire un canale immediato di comunicazione, conoscere la lingua per innescare una serie di meccanismi-base affinché si possa avere un rendimento adeguato. Se tutto questo s’incastra a dovere, è un vantaggio immediato. L’Udinese non ha più la forza di puntare all’Europa eppure è una struttura che funziona attraverso la continuità e una solidità che parte dalla società e arriva al campo”.
MOMENTO ATALANTA – “La fase è delicata, non difficile perché non dimentichiamo l’imbattibilità in campionato, un qualcosa che vanta solo il Bayern Monaco. Ho fatto il calciatore tanti anni e so come funzionano certi periodi, quelli in cui si vince poco. Eppure, guardando le partite, si nota una grande proposta di gioco, la costruzione di opportunità e una supremazia territoriale costante. L’Atalanta sta raccogliendo meno di quanto meriti. La palla sta entrando meno in porta, è questione di dettagli e di situazioni. Un paio di 2-1 anziché 1-1 e si starebbe parlando di zona Champions League. Il giudizio si deve estendere ai 90′, ecco perché ora la classifica è bugiarda”.
JURIC, OH YES – “Juric è nato alla scuola di Gasperini, ma non è lui. Chiede cose differenti e in maniera diversa. Bisogna dargli tempo affinché possa trasmettere a pieno i suoi concetti. Mostrerà ancor più il suo potenziale, come farà alla lunga l’Atalanta. Che, sono certo, saprà regalare un’altra annata importante”.
(photocredits Facebook Page – Fernando Tissone)
Federico Errante
