Quattro stagioni e mezzo, prima della cessione nel gennaio 2009 al Torino. C’era anche Claudio Rivalta alla festa dei 118 anni dell’Atalanta. Lui che, arrivato dal Vicenza nell’estate 2004, ne ha vissuto una parte importante risalendo dalla B alla A diventando un perno inamovibile della difesa nerazzurra specie quando i ragazzi di Stefano Colantuono toccarono quota 50 punti nel torneo 2006/2007.
Dopo le esperienze nei vivai di Cesena, Spal e Juventus, il romagnolo classe 1978 ha vissuto la scorsa annata sulla panchina del Bologna Primavera.
L’EMOZIONE DEL “COME BACK” – “Un effetto fantastico. Girando per la città mi si accendono tanti file, tanti luoghi vissuti, tanti scorci. E rivedere allo stadio, seppur all’esterno dopo il restyling dell’impianto, è una cosa meravigliosa. La società ha creato un grande modello. Sono riuscito a dare una sbirciata dall’interno: l’ho immaginato pieno, deve essere un’emozione forte. Ora ho un motivo in più per tornare a Bergamo e per vedere una partita”.
AMARCORD – “Un’istantanea del periodo con la Dea? Penso al rapporto che si era creato con tanti di quel gruppo. Come si viveva la settimana, come ci si aiutava nelle partite e le soddisfazioni che ci siamo tolti in quegli anni. E’stata l’esperienza più lunga e importante della mia carriera”.
L’ATALANTA DI OGGI – “La possibilità di arrivare nelle prime quattro c’è. Perché l’ossatura è rimasta, il metodo di Juric è molto simile a quello di Gasperini e quindi ci sono tante certezze, punti forti su cui si può lavorare per tentare di ottenere un’altra qualificazione in Champions League”.
Federico Errante
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