Terza Categoria - La Polisportiva Bergamo vuole fare chiarezza dopo le sanzioni a proprio carico per la gara sospesa con il Pedrengo.

La scorsa settimana, la Delegazione Provinciale di Bergamo FIGC attraverso i provvedimenti del proprio Giudice Sportivo territoriale si era pronunciata in merito alla gara Polisportiva Bergamo – Pedrengo (3a categoria girone B), sospesa nei minuti finali lo scorso 2 novembre sul risultato di 1 a 3: la squadra di casa, la Polisportiva Bergamo, era stata condannata alla sconfitta a tavolino (0-3), a 250 euro di multa per il comportamento dei propri sostenitori e in aggiunta la pesante squalifica fino al 12/05/2026 per un proprio calciatore autore di fatti violenti.

Il club cittadino, dal suo punto di vista espresso nel comunicato, non contesta la pesante squalifica inflitta al proprio giocatore, né giustificazioni a riguardo, ma critica i provvedimenti a senso unico e in particolare che non sia emerso, in sede di Giustizia Sportiva (e quantomeno fino ad oggi), il contesto completo della vicenda.

Di seguito il comunicato della ASD POLISPORTIVA BERGAMO:

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La A.s.d. Polisportiva Bergamo, emette questo comunicato per fare chiarezza sul referto della giustizia sportiva emerso per la partita del 02/11/2025 contro Pedrengo Calcio A.s.d. valevole per il campionato F.i.g.c. di Terza Categoria 2025/2026 di Bergamo e provincia. La descrizione dei provvedimenti non include minimamente la completa successione dei fatti durante e dopo la partita in questione, ed è stata poi ripresa “copia incolla” dagli organi di stampa, purtroppo senza aver sentito prima le società stesse, con grave lesione di immagine della Nostra realtà. Per questi motivi ci troviamo obbligati a tutelare la nostra entità e soprattutto a provare a risollevare alcune tematiche che nel nostro amato calcio sembra che peggiorino invece di migliorare, con pochissima tutela verso atleti e società stesse, soprattutto se di categorie inferiori (la maggioranza ad oggi dei praticanti questo sport).

Premettiamo innanzitutto che la Polisportiva Bergamo è una A.s.d. di nuova fondazione, ad oggi autofinanziata, che non mette questioni politiche all’interno dello sport, ma vuole semplicemente costruire un contenitore di sport etico ed inclusivo nuovo all’interno della città di Bergamo. Lo staff e i componenti dell’organizzazione nata da pochi mesi, è fatta da persone serie, con diverse esperienze alle spalle, che mai sono incorse in sanzioni disciplinari durante il loro passato, né sportive né di altra forma. Tutte queste persone incensurate, integre e volontarie si adoperano costantemente come tante altre persone del nostro movimento, esclusivamente per un unico ed uno soltanto semplice obiettivo: far giocare dei ragazzi a pallone, vederli crescere sia umanamente che calcisticamente ogni settimana, aldilà dei risultati, e provare a dare un’interpretazione sana ad uno sport che tanto sta soffrendo nel nostro paese oggi. Precisiamo per prima cosa che non mettiamo in alcun modo in dubbio i provvedimenti e la squalifica del nostro tesserato ed anzi riteniamo fin troppo leggera la pena in questione. In questo caso purtroppo, insieme ad un percorso di comprensione della gravità della reazione e dell’errore, ci vedremo costretti ad allontanarlo dalla nostra rosa, dandogli però una possibilità di dialogo ed un percorso per capire ed imparare dal proprio errore, riflettendo molto in merito.

Aggiungiamo inoltre che la nostra società condanna la violenza fisica in qualsiasi forma essa si manifesti, sia lieve che accentuata. E a nostro avviso le squalifiche che vengono emesse per questi episodi ci sembrano anche fin troppo poco rispetto alle conseguenze che nella vita reale certe azioni potrebbero generare. Detto questo però va precisato a tutela del buon operato della nostra società e degli altri tesserati che si comportano in maniera esemplare, che quel referto omette e non rappresenta in alcun modo il contesto della situazione e soprattutto non ha incluso le segnalazioni sulle aggressioni verbali altrettanto gravi che decine di persone presenti hanno dovuto purtroppo sentire per la grande maggioranza della partita, senza che alcuna persona prendesse da queste le giuste distanze o i giusti provvedimenti.

È vero e testimoniabile infatti che alcuni tesserati del Pedrengo Calcio (due in particolare) abbiano effettuato più di una volta insulti esplicitamente a carattere razzista e xenofobo verso più di un atleta in campo senza che alcuna persona intervenisse. Tra l’altro nel referto è stata inserita una ammenda per la nostra società per la quale chiederemo ovviamente chiarimenti e tutele, dichiarando un numero preciso di persone “sostenitori” della squadra che si siano resi protagonisti di insulti a panchina avversaria e arbitro. Siamo aperti da pochi mesi e non abbiamo sostenitori ad oggi e in più, sollevando un’altra tematica, come in tanti altri campi, il nostro luogo di gioco non si presta in alcun modo al nostro controllo né ad alcuna verifica sul pubblico. L’impianto comunale delle nostre partite in casa infatti non ha alcun confine ed è sede di due strade pubbliche di passaggio, con via vai costante di molte persone sulle quali non abbiamo né strumenti né giurisdizione di controllo. Ci chiediamo dunque come possiamo rispondere personalmente, sia a livello di immagine che economico, di soggetti che non conosciamo, probabilmente passanti o maleducati abitudinari delle zone del quartiere, dei quali non abbiamo la minima possibilità di richiedere né generalità né tantomeno isolare. Non siamo una società professionista, non abbiamo uno stadio chiuso e non è presente, tra l’altro, alcuna videosorveglianza in loco. E soprattutto come è possibile che in un “para piglia” del genere, con precisione siano state individuati un numero preciso di soggetti, che litigavano da soli (senza controparte avversaria???), nonostante il 99% dei presenti nel pubblico fossero invece sostenitori della squadra ospite? Aggiungiamo inoltre che il clima di tensione creato sia in campo che fuori a fine partita, non è stato una conseguenza venuta come un “fulmine a ciel sereno” d’improvviso. Sia il pubblico avversario che i tesserati avversari in campo durante tutta la partita hanno reso davvero impegnativo gestire la serenità che dovrebbe caratterizzare una partita di pallone, in particolare durante la seconda metà della partita, dove il risultato era ancora aperto.

Come è possibile che, oltre giustamente condannare la risposta aggressiva di un nostro tesserato, non si considerino provvedimenti nei confronti di chi per tutta partita ha pronunciato offese davvero indicibili verso persone che semplicemente volevano giocare a calcio? E soprattutto come è possibile che il giorno dopo anche un giornale locale scriveva “sospesa per presunti insulti razzisti” aggiungendo poi una nostra segnalazione via pec agli organi federali, nessuno sia intervenuto per un accertamento del contesto, o anche delle circostanze dalle quali questa situazione è emersa? Abbiamo volentieri partecipato all’incontro di inizio anno organizzato dal CRL di Bergamo, dove è stato confermato a tutte le società che da questa stagione arbitro è equiparato ad un pubblico ufficiale. Siamo assolutamente d’accordo con la tutela di questa figura ed altrettanto fermamente appoggiamo la figura di ogni arbitro da sempre, perché rappresenta la legalità in campo e tutela il nostro sport, che altrimenti non si potrebbe praticare senza la presenza di questa istituzione. Ma un Pubblico Ufficiale, una volta che una denuncia viene depositata, non dovrebbe convocare le parti, svolgere le indagini e istruirsi sempre sulla situazione prima del giudizio? Le conseguenze delle parole scritte su un referto arbitrale oggi, possono essere gravissime e sfociare anche in ambito penale. Dunque, come è possibile che ad esempio la figura arbitrale nelle partite delle squadre dilettanti sia lasciata spesso sola in campo, magari in primissima esperienza con età inferiore ai giocatori, senza una tutela ed una controparte a monitorare il tutto? E come è possibile che si possa poi a fine partita riportare fatti senza dare la possibilità alle società di inserire una relazione con evidenze in merito nel caso di gravi accadimenti o anche in altri casi?

L’ultima parola come in tutte le istituzioni giudiziarie spetta sempre all’autorità e questo è un aspetto sul quale è giusto essere inamovibili. Ma davvero siamo certi che non ascoltare minimamente le due parti coinvolte in accadimenti del genere sia la soluzione giusta per portare avanti un miglioramento del nostro sport ed una collaborazione tra le parti? In questa, come in altre gravi situazioni, il nostro tesserato non si è alzato “storto” la mattina e ha fatto quello che ha fatto dal nulla. Ci sono delle gravissime responsabilità da punire altrettanto fermamente per le parole subdole e meschine che persone con mancanza di cultura e civiltà si sono permesse di inserire in una partita di calcio. E per questo faremo il possibile che queste parole emergano e vengano sanzionate altrettanto puntualmente nelle opportune sedi, perché esse rappresentano una violenza verbale altrettanto inaccettabile. Ci auguriamo quindi che questo appello faccia capire quanto noi teniamo all’etica ed il fair play nello sport, così come altre squadre rispettose che abbiamo incontrato. E che questo scritto trovi accoglienza tra tutte le squadre e tutte le realtà per una riflessione in merito. Sperando che anche questa, tra le tante segnalazioni, possa poter migliorare uno sport che purtroppo oggi, come tanti altri aspetti della nostra società, è sempre più malato e sempre più difficile da vivere con la gioia e la serenità che dovrebbe invece contraddistinguerlo. Inviamo le nostre scuse ai convolti dallo spiacevole e davvero triste accaduto della Società Pedrengo Calcio; ma allo stesso tempo specifichiamo in maniera anticipata che, se non riceveremo altrettante scuse per le offese ricevute durante la partita dalla squadra avversaria, lasceremo volentieri loro un’altra vittoria a tavolino al ritorno, manifestando in campo il nostro dissenso per la mancanza di provvedimenti altrettanto fermi e duri verso la violenza verbale praticata dai loro tesserati.

In fede, il Direttivo della A.s.d. Polisportiva Bergamo

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